Un arcobaleno di sentimenti per ritrovare la luce.

Un’esperienza di supporto fra pari.

Con questo contributo porto la testimonianza del mio percorso personale: da familiare confuso, disorientato e angosciato per la malattia del figlio a familiare consapevole in grado di fornire supporto ad altri genitori e soggetto che co-progetta col servizio (CSM Gubbio) attività di crescita
dei familiari.
Quando si scopre che un figlio soffre di un disturbo mentale grave si affollano tanti sentimenti, in particolare il senso di colpa (soprattutto per non aver riconosciuto in tempo i segni della malattia) e la rabbia, oltre alla vergogna, la perplessità, la paura, la disperazione.
Quando ti rendi conto che i comportamenti di tuo figlio non sono “tipici” dell’adolescenza ma riconducibili ad un disturbo mentale ti trovi a fare i conti con due sentimenti al quanto fastidiosi: il senso di colpa e la rabbia.
Così ti domandi:“Ma come è possibile? Sono stata molto attenta a non far prendere freddo o troppo caldo a mio
figlio … a quelle lineette di febbre, ma come non posso essermi accorta che c’era qualcosa dentrodi lui che non lo faceva vivere spensierato come avrebbe dovuto?”
Spesso occorre molto tempo prima che un figlio decida di prendersi cura di se stesso e di affidarsi alle cure.
E’ questo il periodo più difficile che la famiglia si trova a vivere nel quale la paura “la fa da padrona” perché vivi con il timore di non farcela, di perdere qualcuno così importante, di tanto amato! Le notti e i giorni sono interminabili.
Fare i conti con questi sentimenti è il primo passo per accettare la malattia e iniziare il percorso per superarla insieme al figlio e al sistema curante: non si può scegliere la malattia, ma si può scegliere come viverla.
Per me è stato importante in questo senso aver ricevuto il sostegno di altri genitori in ambito privato e nell’ambito di un Gruppo Multifamiliare offerto al Centro Salute Mentale cui ho partecipato.
 Con loro ho attraversato “l’arcobaleno dei sentimenti “approdando ad una visione nuova, diversa della malattia, di mio figlio e di me stessa.
Mi sono arrivate dai genitori risposte importanti alle mie paure derivate dalla loro esperienza: “Non ti sei accorta perché i disagi entrano piano piano, si rafforzano giorno dopo giorno, si strutturano con la crescita con i cambiamenti a cui ogni persona va incontro; nella maggior parte
dei casi un figlio non te ne parla perché non se ne accorge oppure perché non vuole darti un dispiacere. Ora non arrabbiarti e non sentirti in colpa, questi sentimenti ti indeboliscono, ora devi essere forte per poter uscire dal tunnel “.
Devi avere fiducia, coraggio …. Non permettere alla paura di indebolirti ….. cerca di capire  come poter portare tuo figlio alla “cura” forza ….. coraggio … non arrenderti ….. dopo la tempesta arriva sempre il sole”.
In questi periodi bisogna prendersi cura di se stessi perché se un genitore o i genitori si ammalano crolla tutta la famiglia e con essa il figlio; non è facile fare una passeggiata, una buona lettura, prendere un caffè con un’amica, comprarsi qualcosa di carino, andare dal parrucchiere senza pensare al problema.
Ancora altre parole di conforto: “questi momenti di svago sono solo per te, li devi custodire gelosamente, devono aiutarti a prendere forza perché quando torni a casa hai una difficile battaglia da combattere …. Non sentirti in colpa “.
La mia esperienza personale ha avuto un esito positivo: ho visto cambiare mio figlio come una piantina che cresce che si irrobustisce lentamente, che prende colore guardando verso il sole …. Si forma un piccolo bocciolo vedi la vita ….. la vita che prende forma.
E allora arriva la gioia, la gioia infinita e le lacrime non scendono più neanche per la gioia perché le hai versate tutte ….. prima ..
A questo punto la sensazione è quella di aver dato alla luce per la seconda volta lo stesso figlio, ricominci a crescerlo con più attenzione per i suoi sentimenti tenendo conto del suo carattere, senza aspettative o ambizioni …..osservi questa piantina sbocciare ……
Per me il fiore rappresenta il suo sorriso e quello che spero, è poterlo vedere sorridere sempre e trasmettere sensazioni positive, incoraggiare altre famiglie con le stesse parole ricevute da altri genitori mi fa sentire bene, mi aiuta a tenere a bada quei sentimenti fastidiosi che ogni tanto si
fanno sentire, come è normale che sia (sono una mamma e mio figlio è il dono più prezioso che ho ricevuto).
Trasmettere emozioni positive ad altre famiglie a partire dalla mia esperienza, in questo momento, è il mio modo di mettere al servizio degli altri la sofferenza vissuta e superata con tanto impegno. E come familiare auspico che in tutti i servizi di salute mentale siano riproducibili esperienze di
questo tipo, di collaborazione attiva fra utenti, familiari e operatori.
B.M.: familiare esperto presso il Centro Salute Mentale di Gubbio.